Ottobre 2018
Che cos'è
Il mal di schiena è un disturbo molto diffuso: 8 persone su 10 almeno una volta nella loro vita devono subirne le conseguenze ma, fortunatamente, la maggior parte di coloro che ne sono colpiti supera completamente il problema entro 2-4 settimane. Molti altri, se correttamente informati e trattati, migliorano in tempi brevi. Le ricadute possono essere frequenti, ma solo in una piccola percentuale di casi i sintomi diventano cronici. A volte il mal di schiena si presenta improvvisamente e con intensità tanto forte da costringere all'immobilità: in questo caso gli si dà comunemente il nome di colpo della strega.
Cause e sintomi
Il più delle volte il mal di schiena dipende da un uso scorretto della
colonna vertebrale nel corso della giornata, o protratto nel tempo. Questo vale sia per chi svolge un'attività in piedi sia per chi deve stare a lungo seduto. In alcuni casi la causa va ricercata in una posizione scorretta, in altri a un lavoro pesante. Anche una pratica sportiva inappropriata (esempio, il sollevamento di pesi eccessivi) o svolta con modalità inadeguate (come numerose flessioni della schiena) può essere all'origine del disturbo.
Ognuna delle strutture della colonna vertebrale può subire danni più o meno consistenti ed essere all'origine della sintomatologia dolorosa. I legamenti e i muscoli dorsali sono soggetti a stiramenti, contratture e strappi; le articolazioni possono andare incontro a malattie di natura infiammatoria (artriti) o di natura degenerativa (artrosi). Nella maggioranza dei casi tuttavia non si riesce a individuare quale parte della colonna vertebrale provochi il dolore né serve sottoporsi a radiografie, tranne in casi particolari. Il medico dovrà escludere l'eventualità che il mal di schiena sia dovuto a cause più gravi, per cui è bene consultarlo tempestivamente soprattutto se si ha avuto di recente una grave malattia, in caso di perdita di peso e di malessere generale.
Quando la parte centrale del disco intervertebrale fuoriesce dalla sua sede naturale si parla di ernia del disco. Questa condizione tuttavia, contrariamente a quanto si crede, si riscontra in un numero ridotto di pazienti. Solo in una percentuale di casi ancora più piccola l'ernia comprime le radici dei nervi e provoca la comparsa di sciatica, con dolore intenso alla regione lombare e lungo il decorso del nervo sciatico (parte posteriore della coscia, fino a raggiungere il piede), formicolii alle gambe associati a disturbi della sensibilità; il dolore è aggravato dalla tosse, dagli sternuti e dai movimenti a letto.
Quali sono i rischi
Il dolore è un sintomo che va interpretato. In particolare, in caso di dolore improvviso non dovuto a cause facilmente intuibili (es. uno sforzo eccessivo recente), soprattutto se accompagnato da perdita di peso e malessere generale, è bene rivolgersi al medico per escludere la presenza di malattie più gravi. E' importante però non trascurare neppure una semplice lombalgia dal momento che gli eventi che sopravvengono entro le prime settimane possono risultare essenziali nel determinare l'eventuale ricomparsa del dolore o il suo cronicizzarsi.
Cosa si deve fare
La maggior parte degli episodi di mal di schiena di norma si risolve rapidamente. Gli studi più recenti dimostrano che, contrariamente a quanto si è sempre ritenuto, il miglioramento è ancora più rapido se, compatibilmente con l'intensità del dolore, si mantengono le normali attività, evitando di mettersi a letto. Se proprio non se ne può fare a meno, ad esempio in caso di dolore intenso o di sciatica, è comunque consigliabile ridurre al minimo (2-3 giorni) il riposo a letto. L'immobilità è infatti controproducente per la struttura muscolare.
- I farmaci possono essere di grande aiuto nel ridurre il dolore ma non intervengono sulle cause che lo provocano. Vale a dire, curano il sintomo senza risolvere il problema, garantendo semplicemente un beneficio di breve durata. Un semplice analgesico come il paracetamolo (es. Tachipirina, Efferalgan), molte volte è sufficiente per calmare il dolore. Il paracetamolo è il farmaco di scelta in particolare per chi soffre o ha sofferto di ulcera gastroduodenale, in caso di asma o in gravidanza. Gli antinfiammatori o antidolorifici, comunemente noti come ''antireumatici'' (es. Moment, Brufen, Novapirina, Voltaren) sono efficaci contro il dolore e la contrattura muscolare e si dimostrano molto utili soprattutto nella fase acuta. L'uso prolungato può comportare però effetti indesiderati a carico dello stomaco, del fegato e del rene, sia che si impieghino fiale, compresse o supposte. Le creme antiinfiammatorie o quelle revulsive (che producono cioè calore nella zona in cui sono applicate) non comportano rischi ma hanno un effetto modesto e passeggero. Terapie prolungate con farmaci analgesici-antiinfiammatori devono sempre essere prescritte dal medico.
- In molti casi di mal di schiena una ginnastica riabilitativa eseguita correttamente, con l'aiuto di persone esperte, può essere di grande utilità: questa deve prevedere esercizi di rilassamento, di stiramento e di potenziamento dei muscoli. Anche esercizi molto semplici, ma eseguiti con regolarità, aiutano a mantenere il buon funzionamento della schiena e limitano la possibilità di nuove crisi dolorose.
- La terapia chirurgica può essere utile e risolutiva in casi specifici, come l'ernia del disco, ma presenta indicazioni limitate e poco frequenti.
- La marconiterapia, la radarterapia e la laserterapia possono dare qualche beneficio soggettivo, soprattutto quando gli episodi dolorosi tendono a ripetersi, ma, complessivamente l'efficacia appare modesta. Il ricorso a questi trattamenti, pur così frequente, non è sostenuto da solide prove scientifiche. Molti pazienti trovano giovamento dalla massoterapia. I massaggi, infatti, provocano il rilasciamento della contrattura muscolare che accompagna il mal di schiena e il dolore si attenua.
- La cosiddetta Tens (stimolazione nervosa transcutanea) si basa invece sul principio di produzione e somministrazione locale di particolari correnti elettriche. Non è ancora ben chiarito il meccanismo d'azione che in alcuni soggetti comporta una riduzione della percezione dolorosa e, complessivamente, non tutti concordano sulla sua efficacia. Anche il massiccio ricorso alla ionoforesi non trova riscontro nei dati della letteratura scientifica più accreditata.